ORA VIVE IN DIO

19 settembre 1986

“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”.

– Matteo 11,25

PARLA CHIARA, LA FIGLIA MAGGIORE

Venerdì 19 settembre 1986 è una giornata un po’ uggiosa di fine estate. Mancano pochi giorni all’inizio delle scuole e io, con i miei 14 anni, sono in piena crisi di adolescenza. Non mi entusiasma troppo neanche questo inizio di vita in comunità e rimpiango il piccolo appartamento che abbiamo appena lasciato.
Verso sera succede qualcosa che non riesco a capire: qualcuno porta la mamma di volata in ospedale, sembra che il papà si senta male…
Decido di andare anch’io e, appena arrivo al Pronto Soccorso, vedo un dottore che porta alla mamma una busta con l’orologio del papà, la sua catenina d’oro e la fede. Su un lettino c’è qualcuno tutto coperto da un telo verde… Il medico di guardia non riesce a trovare le parole per dire qualcosa alla mamma…
Il dolore è così improvviso e forte che ci lascia storditi…

È IN CIELO

E lì all’ospedale, davanti a persone che non conosco, non riesco a trattenere quelle parole che mi vengono fuori con tanta forza dal cuore: “Mamma, coraggio, non piangere! Il papà non è morto, è stato trasferito in cielo. È andato a prepararci il posto, non è per questo che siamo nati? Ce lo avete insegnato voi, ricordi? Adesso lui intercede per noi davanti al Signore”.
Queste parole stupiscono prima di tutto me, sono ben consapevole che non sono mie, anche perché ora sono convinta che il papà ci ha portato in comunità e qui dobbiamo restare, perché questa è la volontà di Dio.
Il giorno del funerale la mamma ci fa vestire di bianco, concelebrano 28 sacerdoti e la chiesa è strapiena. Tutti coloro che partecipano alla cerimonia, ripetono: “Non sembra un funerale ma un matrimonio!”.

PIÙ VICINO DI PRIMA

Naturalmente, accanto a questi squarci di luce, c’è il dolore, e così atroce nei primi mesi da far temere per la vita della mamma.

Ma non è mai venuta meno la certezza del primo momento: il papà vive in Dio e ci è più vicino di prima.

Dopo aver provato invano a dire delle preghiere di suffragio per la sua anima, abbiamo capito che non era lui ad aver bisogno delle nostre preghiere, ma noi delle sue, e così gli chiediamo aiuto in tutte le necessità di ogni giorno.

Cosa dicono di lui…

Renato Ferron

“Ho partecipato al funerale di Alessandro. C’erano una trentina di sacerdoti e tanta gente. Ho avuto l’impressione che il suo funerale fosse un accompagnare una persona alla meta, al paradiso. Infatti Luisa e le figlie non sembravano in lutto, ma piuttosto era come se avessero la certezza che Alessandro fosse con il Signore”.

– Renato Ferron

dottor Tiziano Chioetto

“Noi colleghi di lavoro di Alessandro abbiamo pensato che più che un funerale sembrava un matrimonio. Io non ho visto nessuno piangere. Da questo ci siamo resi conto che c’era qualcosa che noi non avevamo capito”.

– dottor Tiziano Chioetto