MEDICO TRA I LEBBROSI

Al servizio degli ultimi

“Mi sento indegno di servire nei malati Cristo crocifisso.
Vedo in loro mio padre, mia madre, i miei fratelli, i miei figli.”

– Alessandro Nottegar

IN BRASILE, AL SERVIZIO DEI LEBBROSI

Parla una ragazza brasiliana che ha vissuto con i Nottegar

Mi ricordo che una volta andai con il dottor Alessandro a trovare un malato in una capanna persa in mezzo alla foresta amazzonica ma, quando arrivai sulla porta, non riuscii a entrare: c’era un odore terribile, di carne putrefatta, che non mi permetteva di entrare.
Restai sulla porta, feci un passo indietro. Il dottor Alessandro, invece, entrò nella capanna con un sorriso: c'era solo un'amaca, un piccolo tavolo e l'ammalato. Mi ricordo di come si inginocchiò accanto all’ammalato e iniziò a togliergli le fasce dai piedi: l'odore aumentava, ma lui non fece la benché minima smorfia.
Quel giorno capii che tanti possono fare una medicazione, ma ciò che era davvero unica era l’intensità di amore con cui il dottor Alessandro aveva fatto quella medicazione.

ALLA LUCE DI UNA TORCIA

Alessandro Nottegar lavora nel lebbrosario di Porto Velho, nel Nord del Brasile, dove da ben quindici anni manca un medico. Si stabilisce con la sua famiglia in una casetta all’interno del lebbrosario.

Alessandro aveva un grande amore per i lebbrosi.

Lavorava nel lebbrosario tutto il giorno e spesso si alzava anche di notte per vedere se i malati stavano bene o avevano bisogno di qualcosa. Siccome di notte al lebbrosario mancava la corrente, andava in visita nei vari padiglioni con la torcia elettrica.

IN CAMPO CON I MALATI

Si preoccupava anche del morale dei malati, che spesso era a terra, e ogni pomeriggio organizzava partite di pallavolo con loro.
Giocava a calcio con i ragazzini.

Tutti i malati erano incantati da questo medico italiano che si fermava a parlare con loro, che li trattava alla pari, che andava a trovarli in casa con la moglie e le figlie.

Cosa dicono di lui…

Adenor Carlos de Oliveira

“Il dottor Sandro veniva a visitarmi e mi diceva: - Allora, amico mio, come va? Stai bene? Quando ti senti male, non farti riguardo a chiamarmi, sono qui per questo -. Un altro medico come lui non è più venuto qui. Può essere che un domani venga, ma credo che sia molto, molto difficile”.

– Adenor Carlos de Oliveira

mons. Adelio Tomasin

“In lui si era come cristallizzata la figura di Cristo. La maniera di parlare, la maniera di agire era la maniera semplice che Gesù aveva scelto per sé per parlare, per agire: nessuna grandezza, nessuna apparenza”.

– mons. Adelio Tomasin

dott. Renzo Tessari

“Oggi si afferma ripetutamente che è necessario passare dal “curare” al “prendersi cura”. Esistono molti studi, molte pubblicazioni, molte comunicazioni congressuali. Noi stiamo ancora discutendo su come attuarlo. Alessandro l’ha attuato trent'anni fa; l’hanno sorretto la grande fede e l’altrettanto grande carità. È arrivato trent'anni prima”.

– dott. Renzo Tessari

Chiara Nottegar

“Partire per la missione in Brasile subito dopo la laurea in medicina vuol dire non fare semplicemente del volontariato, ma giocarsi gli anni più importanti per sistemarsi come medico”.

– Chiara Nottegar